Per la rubrica Las nenas entrevistan incontriamo il musicista Diego Moreno
Ciao Diego, benvenuto nella nostra rubrica Las Nenas entrevistan. Tu sei nato in Argentina, ma sei napoletano d’adozione. Noi abbiamo sempre pensato che Napoli avesse molto in comune con il Sud America: dai quartieri spagnoli, alla gente allegra e amante della musica, per non parlare poi del grande Diego Armando Maradona. Musicalmente parlando, però, non abbiamo trovato artisti che fondessero insieme questi due mondi lontani geograficamente, ma con una cultura molto vicina. Poi abbiamo ascoltato la tua musica e finalmente abbiamo trovato l’artista che cercavamo! La tua musica unisce Napoli e l’Argentina, creando qualcosa di nuovo. Ci racconti come è nata questa tua passione e come sei arrivato ad amare Napoli?
Hola Elena, Stefy, cómo va todo? Cómo están Las Nenas? 😉 Grazie per l’intervista. Mi fa piacere che avete trovato me e la mia musica, che poi è la mia vita. Da un po’ di tempo sottolineo nel mio percorso artistico la parola ponte anche perché, in qualche modo, è la metafora della mia vita: un ponte tra 2 culture, quella Argentina e quella Italiana. Un ponte musicale è quello che ho sognato quando, ormai 10 anni fa, ho iniziato a plasmare il mio TangoScugnizzo.
Come nasce la mia passione per la Musica? Direi in modo del tutto naturale: a casa si respirava musica, anche se non proprio la musica della mia generazione (sono nato negli anni ’70), ma comunque c’era sempre. Poi (direi verso i 17 anni) ho avuto questa folgorazione del Rock Nacional (rock argentino) e ho sognato di diventare musicista, chitarrista e cantante, sogno che oggi, a distanza di un bel po’ di anni, posso dire di avere pienamente realizzato.
È stato facile o difficile imparare il napoletano?
Non posso dirti di aver imparato il napoletano alla perfezione, ma se si considera che sono un argentino dieri che me la cavo bene. Certamente mi ha aiutato il lato musicale sia della lingua napoletana che del mio orecchio musicale. Provo ogni giorno a migliorarlo, ma è evidente (e forse questo è una cosa bella) che io non sono nato a Napoli, pur sentendomi un flegreo di adozione. In ogni caso amo cantare in lingua napoletana!
Hai molti punti in comune con il grandissimo calciatore Diego Armando Maradona, a partire proprio dallo stesso nome. Condividete inoltre il legame Argentina – Napoli. Anche Maradona era amante della musica: ricordiamo il suo esordio come cantante di Querida Amiga, in duetto con i Pimpinela, incisa nel 1986 e dedicata alle madri per il Dìa de la Madre che si celebra la seconda Domenica di maggio in Argentina.
Molte anche le canzoni che gli sono state dedicate, fra cui Dieguito Tango, canzone scritta nel 1987 da Fausto Cigliano per celebrare la storica vittoria dello scudetto del Napoli del 10 maggio di quell’anno. Lo stesso 10 maggio, ma del 2021, tu hai pubblicato una rivisitazione di questo brano, sia in spagnolo che in italiano, per dire grazie a El Pibe de Oro. Ci racconti come è nata questa rivisitazione?
Con piacere. Ho conosciuto la canzone grazie ad una band argentina (Amores Tangos) che si trovava in Tour in Italia circa 4 anni fa. L’ho cantata insieme a loro in un live molto carino, del quale rimane una testimonianza video in rete e da allora ho sentito che dovevo sommarla al mio repertorio poiché era un TangoScugnizzo a tutti gli effetti. Certamente Dieguito Tango è un autentico omaggio al D10S de la Pelota (il dio del pallone) e al Napoli, ma come dicevo prima è anche un vero e proprio TangoScugnizzo. Quindi c’è il Napoli come squadra di calcio, ma anche Napoli in musica e parole ma col vestido de Tango. Io sono molto contento di aver realizzato questa produzione anche per omaggiare inoltre l’autore del brano, il grande Fausto Cigliano, il quale ha seguito da vicino la mia produzione e posso dire con orgoglio che lui è molto felice del risultato sonoro e chiaramente del fatto che io abbia voluto riprendere questo suo brano.
Questa tua unione che ti rappresenta, Argentina – Napoli, ti ha portato a pubblicare un album nel 2008, intitolato Tango Scugnizzo. Qui ritroviamo l’unione della passionalità del tango argentino e quella della musica napoletana. L’album ha vinto due premi: nel 2014 il Premio Masaniello e nel 2020 il Premio Nicolardi. Cosa ha rappresentato per te ricevere questi premi?
In spagnolo si dice una caricia al Alma (una carezza all’anima). Credo sia questo il significato dei premi, dei riconoscimenti in generale: servono (almeno dal mio punto di vista) per avere una gratificazione per quello che hai creato con amore, ma soprattutto per invogliarti ad andare avanti; di questi tempi direi che non è poco! Ti dò una news appena arrivata: il prossimo 23 luglio riceverò un nuovo riconoscimento, il Premio Internazionale Città di Napoli, nella meravigliosa cornice del castello Maschio Angioino. Posso solo dire: GRAZIE!
Abbiamo citato il tango argentino che, secondo la definizione data dal grande scrittore argentino Ernesto Sabato, è “un pensiero triste che si può ballare”. Condividi questa visione o come il poeta Jorge Luis Borges ritieni che non sia così? Tu hai scritto anche il libro La voce del tango. Il mio Don Carlos Gardel , dedicato alla vita del più grande cantante di tango Carlos Gardel. Sei quindi un grande esperto e ci piacerebbe conoscere la tua visione personale.
Sabato è un grande scrittore, ma questa frase l’ha coniata Enrique Santos Discepolo, il nostro sommo poeta del Tango che poi era figlio di napoletani come vedi le storie di andata e ritorno tra l’Italia e l’Argentina, tra Buenos Aires e Napoli esistono da tanto tempo. Amo Borges, ma non condivido il suo punto di vista sul Tango e inoltre credo che lui (genio e provocatore) diceva così del Tango anche per essere o sembrare meno conformista. Il Tango è per me un universo e come tale ti permette di avere una visione anche personale. Mi piace molto la frase che si usa in Argentina: el Tango te espera (il Tango ti aspetta) quasi a voler dire che dopo una certa età (che ahimè ho raggiunto) inizi a sentire, direi a capire, molte più sfumature del Tango, forse vai più in profondità. Credo che si potrebbe fare un giusto paragone anche con la Canzone Napoletana. Che dire di Carlos Gardel: lui è il TANGO. Davvero il più Grande!
Hai collaborato con Fred Bongusto per diversi anni, curando gli arrangiamenti di molti suoi brani e nel 2018 hai pubblicato il disco Che Bella Idea! Canzoni di BuOngustO, rendendogli omaggio. L’album ha tra gli ospiti d’onore Peppino di Capri, Fabio Concato, Enzo Gragnaniello, Paolo Fresu, Antonio Onorato, Maria Nazionale e Valentina Stella. Ci parli del tuo rapporto musicale con Fred Bongusto?
Un bellissimo rapporto vero e non solo musicale, ma anche e soprattutto umano, una vera amicizia. Ho conosciuto Fred nei corridoi della RAI di via Teulada a Roma e fu subito empatia, da allora sono passati tanti anni ma lui è sempre presente. Mi ripeteva sempre la frase di Vinicius de Moraes che recita “la Vita è l’Arte dell’incontro” ed io sono felice di aver incontrato il grande Fred nel mio cammino, dai grandi artisti s’impara anche solo per il fatto di essere vicino a loro. Ho avuto la possibilità di aver collaborato artisticamente con Fred Bongusto per oltre 15 anni, parallelamente al mio percorso da solista: ho iniziato curando gli arrangiamenti di 3 canzoni e ho finito per essere una sorte di factotum, arrangiatore, musicista, compositore e soprattutto, come ti dicevo: amico, la nostra amicizia è stata leale e sincera e la collaborazione professionale direi intensa.
Hai firmato la versione spagnola di Bella Ciao e la sua uscita è avvenuta il 3 aprile 2020, data di uscita anche della quarta stagione della serie tv La Casa di Carta nella quale viene intonata la tua versione Bella Chao. Ti aspettavi questo enorme successo? Su YouTube il brano supera le 40 milioni di visualizzazioni!
No! Certamente non mi aspettavo questo consenso così massivo! La nostra versione di Bella Ciao, depositata e riconosciuta dalla SIAE come Bella Chao è una storia molto bella e che risale a 15 anni fa, quando interpretai e scrissi questa versione, adattando il testo originale. Il brano fu prodotto dal mio caro amico Roy Tarrant, pensa che in tutto questo tempo non ho mai utilizzato questa canzone, che ha avuto certamente una vita autonoma e felice.
Quando nel 2005 ho consegnato il master di quel progetto, Roy ha subito notato che c’era questa mia versione (che chiaramente non era nella lista iniziale del progetto a me richiesto), ma l’ha ascoltata e gli è piaciuta, quindi è rimasta nell’album. Nel tempo Bella Chao ha iniziato a girare attraverso la rete in modo totalmente anarchico, in modo libero e direi piratato, veniva spammata da tutti e spesso erroneamente associata a Manu Chao per assonanza (pensa solo un video di questo tipo ha sommato 15 milioni di visualizzazioni). Insomma, ad oggi, la nostra versione ha totalizzato oltre quaranta milioni di visualizzazioni ed è in continua crescita.
Così arriviamo al 2020. Ci era sembrato doveroso mettere un punto e plasmare in un video (che io trovo molto poetico, con la regia di Davide Aronica) la nostra versione unica. Il video in pochi mesi ha già superato un milione di visualizzazioni. Tre anni fa ho ricevuto personalmente la telefonata di Hector Saavedra, il direttore publishing di Televisa Mexico, che mi confermava il grande interesse suscitato dalla nostra versione del brano. Per non parlare di artisti come Tom Waits, che ne ha fatto una versione sua. Quindi senz’ombra di dubbio abbiamo influenzato anche chi ha ideato La casa de Papel per la scelta di Bella ciao, ma non è la nostra versione quella che è stata utilizzata nella fiction.
Bella Ciao è un inno alla Resistenza, un canto popolare italiano. Anche tu hai scritto un inno intitolato Bella che incanta, dedicato questa volta alle bellezze dell’Italia. In particolare, cosa ti colpisce dell’Italia e cosa ti manca dell’Argentina?
Chi ama la bellezza non può che amare l’Italia. Posso dirti che geograficamente la dimensione uomo dell’Italia è quello che mi ha fatto innamorare del Bel Paese e poi mi ha permesso di conoscerla in lungo e in largo. Poi c’è l’Argentina, che è la mia Terra, la mia Famiglia. Direi una vita a metà ma questa è la vita di un Italo Argentino e io lo sono a tutti gli effetti: amo l’Italia e amo l’Argentina. L’Italia è il posto dove vivo gran parte dell’anno, la terra dei miei antenati, la terra che mi ha accolto artisticamente e umanamente parlando. Allo stesso tempo, non dimentico mai la mia Argentina dove ho vissuto per 20 anni e dove abitano mio Padre e i miei fratelli. Musicalmente ho anche un progetto discografico e live con questo titolo ItaloArgentino (Nominato al Premio Estrella de Mar nel 2012), questo sono io!
Durante la pandemia non si sono potuti fare i live e molti artisti hanno utilizzato le dirette sui social per stare in contatto con i fan. Ti ricordi il tuo primo concerto? Ce lo racconti?
Non posso dirmi essere parte della generazione Social, ma certamente è un mezzo che utilizzo abbastanza. A proposito venitemi a trovare su Facebook, Instagram & YouTube: sono Diego Moreno Official, ma ho anche la mia pagina web www.diegomoreno.net . Poi come avete detto, è un modo per stare in contatto, specie di questi tempi … personalmente credo che non sarà semplice tornare a qualcosa che somigli alla nostra vita prima di questa maledetta pandemia, ma bisogna provarci con tutte le nostre forze e soprattutto cercare di usare il buon senso. Speriamo bene per tutti!
Il mio primo concerto? Ricordo molto bene il mio primo pienone in un teatro argentino poco prima di lasciare gli studi di architettura, la serata fu magica per me e credo che fu su quel palco che decisi che la mia vita doveva essere la Musica. Era il mese di ottobre e correva l’anno 1989, nella mia amata città natale: Mar del Plata.
E invece un evento a cui vorresti partecipare in futuro?
Dopo 30 anni di live, vi posso assicurare che di palcoscenici ne abbiamo visti, ma non mettiamo limiti alla provvidenza. Sono sempre emozionato (e vi prego di credermi) quando calco un palcoscenico è il nostro privilegio: vivere di ciò che amiamo!
Il tuo prossimo progetto? Hai qualche curiosità da svelarci?
Il mio progetto per il futuro è vivere oggi! Certamente ho dei progetti nuovi ai quali sto lavorando, ma non dimentichiamo che da quasi due anni siamo fermi ed io tra il 2020 e il 2021 ho prodotto ben due album e un EP, quindi credo sia d’uopo Honrar el Trabajo sperando di portare questi progetti dal vivo. Vi racconto una news: sto portando avanti la produzione di un DocuFlim su TangoScugnizzo… incrociamo le dita!
Hai un simbolo portafortuna? Te lo chiediamo perché gli italiani sono scaramantici, soprattutto i napoletani: è famoso il loro corno portafortuna. Magari sei stato influenzato anche tu da questa cultura!
Non saprei, mi avvalgo della frase che dice: “non è vero, ma ci credo!”. Da sempre mi sono sentito un uomo ed un artista molto fortunato, potrei darti le prove! In bocca al lupo per tutti e che viva il lupo!
Ci sono tre parole napoletane con cui descriveresti la tua musica? O tre parole spagnole… come preferisci!
In napoletano, più che tre parole sceglierei una frase di uno dei brani che amo di più del grande Pino Daniele:
“Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede!”
Io che sono nato a Mar del Plata ‘o mare ce l’ho anche nel nome della mia città. Tres palabras in spagnolo? il ritornello di Vive! un mio brano appena rimasterizzato:
“Vive! Busca! Ama!“
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