A cura di Gabriella Rossi
Il primo ricordo che ho legato alla figura di Pier Paolo Pasolini suona con la voce di Francesco Bianconi, leader dei Baustelle che in Baudelaire canta così:
Pasolini è morto per te, morto a bastonate per te.
Nello stesso istante,
in qualche altra spiaggia
s’è fatto l’amore
uniti contro il mondo.
Il merito di questo brano è stato accendere la scintilla della curiosità. Dovevo sapere.
La storia inizia con Una vita violenta. Rapimento senza misticismo ma con una gran dose di sensualità. Una scrittura audace, totalmente illuminata, senza ombre. Pasolini parla con chiarezza a chi vuol leggere: le parole sono tutte lì, come se venissero da un organo altro: un mix tra cervello e stomaco.
Documentari e ancora il film sulla vita in cui c’è William Defoe a prestargli la faccia (Pasolini, regia di Abel Ferrara). Rabbia.
Scritti corsari e la scoperta di una penna dalla lucidità disarmante, per me che vivo nel nuovo millennio figuriamoci per i suoi contemporanei.
Ancora rabbia, ancora curiosità. Pasolini nella mia testa come un Caravaggio dai modi gentili.
L’università e Ragazzi di vita, la professoressa di letteratura italiana che nel 2016 trovava sconveniente sceglierlo come autore a piacere. Petrolio e le domande continue e le immagini di lui che si accumulano. Roma oggi e il suo volto incrociato su questo murales:
Roma è quella de La Grande Bellezza come pure di Accattone. Ha mille anime, proprio come Pasolini. Io ci abito dentro e per raccontare di Pier Paolo ho scelto di camminare nella pancia della città.
Parto in direzione Roma est. Il Pigneto mi accoglie, alle spalle c’è Tor Bella Monaca, culla di verità in cui non si vuole entrare. Ancora oggi c’è chi disprezza la parte di mondo che costeggia la Casilina, per qualcuno lì vivono ancora i sommersi mentre in altri quartieri ci sono i salvati. Penso che solo gli artisti riescano a vedere oltre la superficie: infatti anche Rossellini sceglie quel reticolo di vie per il film Roma città apertacon Anna Magnani.
In via Fanfulla da Lodi svetta un’opera che rappresenta l’occhio di Pasolini a guardia delle strade. In effetti, Pier Paolo è stato tra i primi a guardare oltre gli archi di San Giovanni ed è proprio tra le strade del Pigneto che gira Accattone, il suo primo film. Il sottoproletariato romano è protagonista della pellicola, vittima di un destino ineluttabile a cui solo la morte può porre rimedio.
Questo, nonostante i locali alla moda, resta un posto che pare estraneo a Roma. Proseguo e incrocio facce diverse rispetto a quando passeggio a Piazza di Spagna: si respira più verità, nel bene e nel male. Dopo un caffè e pochi metri, incrocio il Pasolini supereroe di Omino 71 con in fronte la scritta Io so i nomi.
Il rimando è a uno dei pezzi giornalistici più potenti mai scritti, uscito sul Corriere della Sera nel 1974, dal titolo Che cos’è questo golpe.
Il testo di questo articolo, se per gioco si cambiassero nomi e eventi, risulta attuale ancora oggi. Pier Paolo è morto nel 1975 ma io non voglio cedere alla rabbia e nemmeno alla morbosità del racconto della sua storia. Voglio continuare a scrivere della vita e quella è passata attraverso l’uso magistrale di più linguaggi.
La poesia. Scoprire il Pasolini poeta è stato tra i regali più grandi dell’università e anche in versi è riuscito a parlare con – e di – Roma.
In periferia: un’altra Roma
Manca poco alla cena;
brillano i rari autobus del quartiere,
con grappoli d’operai agli sportelli, ..
e gruppi di militari vanno, senza fretta…
…e, non lontano, tra casette
abusive ai margini del monte, o in mezzo. .
a palazzi, quasi a mondi , dei ragazzi
leggeri come stracci giocano alla brezza
non più fredda, primaverile; ardenti
di sventatezza giovanile la romanesca
loro sera di maggio scuri adolescenti
fischiano pei marciapiedi, nella festa
vespertina; e scrosciano le saracinesche
dei garages di schianto, gioiosamente,
se il buio ha resa serena la sera…
E un brusio la vita…
L’occhio di Pasolini riesce a osservare dentro le pieghe della città, tra le piaghe della società e nelle ossa della gente. Come accade senza dubbio in Mamma Roma, girato tra Casal Bertone e il Quadraro. Ancora le periferie, la vita violenta.
Pier Paolo guarda – nel senso più umano del verbo – le persone. I più non capiscono o, peggio, giudicano. Negli anni si accumulano le accuse e le denunce, tra le più famose c’è quella di vilipendio alla religione di stato per La ricotta e nel dibattito legato al film interviene in sua difesa Alberto Moravia.
Tra le altre cose, Pasolini è stato un bravissimo paroliere, dà letteralmente voce a Roma scrivendo il brano Cristo al Mandrione cantato dalla romanissima Gabriella Ferri. Le borgate sono ancora protagoniste nei suoi film, Via del Mandrione – collegamento tra la Casilina e il Tuscolano – è la location di Salò, la sua ultima controversa pellicola cinematografica.
Una realtà insindacabile che s’evince dalle opere di Pasolini è quanto conoscesse il mondo. Lo stesso che guardava a lui come un ingranaggio difettoso e rischioso per il corretto funzionamento della macchina. Non voglio perdermi in congetture su questa storia sbagliata. Nella mia passeggiata a Roma non voglio arrivare all’idroscalo di Ostia.
Ripenso a come continua la canzone dei Baustelle, a quel è necessario vivere, bisogna scrivere. Chiudo il taccuino sul tavolino del bar dove mi sono fermata, oggi ho scritto tutto quello che potevo. Negli occhi che incrocio leggo apatia, qualche volta però mi sorprende scovare, in piccoli gesti, la mia stessa rabbia. La volontà di emanciparsi da destini già scritti per classe sociale e storia di vita. I ragazzi oggi non vogliono essere sommersi. Magari ci fosse un Pasolini che racconti della necessità che qualcuno li – ci – salvi.
Il viaggio sulle orme di Pasolini si conclude sul binario della metro C. Chiamo mia madre.
“Sto tornando adesso dal Pigneto”.
“Ah , er l’articolo su Pasolini? Mandamelo poi che devo leggerlo”.
Ultima verità che mi si svela in questa giornata dedicata a Pier Paolo: nessuno più di una madre conosce le necessità e le profondità dell’animo di un figlio. Lo sapeva anche lui che a sua madre dedicò una delle più belle poesie mai scritte.
Supplica a mia madre
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.