Intervista di Gianluca Clerici
Ritroviamo Costa, ritroviamo Angelo Costantini che abbiamo ampiamente trattato parlando di alcuni singoli che ha rilasciato in rete a proposito di questo disco d’esordio dal titolo L’odore dei Limoni. Ed eccoci qui come promesso a dedicare un focus su tutto il lavoro. Disco di canzone leggera, pregna di vita, di una biografia quotidiana che il cantautore abruzzese traduce in una poesia pop d’autore dentro una produzione davvero interessante, di suoni puliti e ben dosati che solo di rado cercano la trasgressione. Un disco pop che però sa bene come stare al di la del confine che divide l’approssimazione delle mode dalla semplicità di un carattere personale e privato. Dischi come questo ancorano ad un passato di cui dovremmo sempre tenere a mente le radici e l’importanza.
Ti avevamo ampiamente incontrato al tempo di “Evanescente”. Oggi un disco… cos’è cambiato, cosa si è concluso e verso dove stai andando?
Un fiorino! 🙂 Scherzi a parte!
Innanzitutto ben ritrovati e grazie per avermi nuovamente invitato.Rispetto all’argomento disco porrei maggiormente enfasi sull’aspetto conclusivo. Il percorso di realizzazione è stato lungo e tortuoso, la mia composizione non si è mai ancorata ad un genere in particolare ed i miei brani fin troppo eterogenei per essere raggruppati in un unico contenitore, ragioni che ci hanno indotto ad optare per un cantautorato allargato. Concludere il percorso è stato importante sotto diversi aspetti. Innanzitutto era fondamentale avviare un dialogo con una platea più ampia: cominciare un’avventura professionale che mi immettesse in una scena musicale ed in un mercato discografico; in più era necessario avere un biglietto da visita come marchio della mia personalità artistica. Penso infine che questo lavoro sia stato propedeutico ad un affinammento futuro di stile e di pubblico.
Raccontaci questo disco da vicino: i limoni, la tua terra, ma anche la grande città del nord… quanta biografia esiste tra le sue pieghe?
Sicuramente c’è molto di autobiografico in questo disco. I miei brani, nalla loro accezione più intima, hanno sempre indagato la soggettività ed hanno per questo motivo da sempre avuto una vocazione lirica. L’Io che compare tra i miei versi parte da me fino ad allargarsi all’altro, all’umanità intera. La terra che descrivo più che anagrafica è uno spazio metaforico e dialogico, un luogo in cui dimorano i moti contrastanti dell’animo, anche Venezia è descritta più come un luogo simbolico, di oltrepassamento che come un luogo prettamente fisico.
E se pensassi che il giallo è prioritario al limoni? In realtà penso che questo sia un disco che metaforicamente cerca la luce…
Ci hai preso in pieno, come detto già in precedenza il giallo dei limoni è un colore traguardo, una luce a cui tendere appunto. Il disco racconta di un sentiero scosceso in cui gli ostacoli sono intensi da un lato come strumenti per un loro oltrepassamento e dall’altro come possibilità di una loro trascendenza. Raccontano senz’altro la dicotomia o se vuoi al contrario l’armonia che dovrebbe sussistere tra corpo (materia) e spirito.
Elettronica e Costa: i due che rapporto hanno?
Direi, ad ascoltare questo disco, un rapporto velato, nel senso che a curare gli arrangiamenti ed il suono è stata la mano del grande Domenico Pulsinelli, il cui gusto e stile inconfondibile aleggiano imperturbabili per tutte le dodici tracce dell’album. Gli innesti elettronici da lui pensati sono stati millimetricamente misurati con un effetto sempre molto delicato e mai spiazzante. Io pur avendo una vocazione prettamente acustica non disdegno affatto l’elettronica ed avrei avuto, lasciato al mio gusto, un approccio senz’altro più strong e massiccio ma la sua realizzazione pratica avrebbe richiesto tutt’altro disegno ed assetto.
Impossibile non chiedersi delle nuove contaminazioni di oggi. Sta segnando anche un poco il nuovo percorso di Costa?
Indubbiamente si! Nel disco le contaminazioni sono state sens’altro di alto profilo e mi ritrovo con alcuni addetti lavori che le hanno accostate alla word music. Ponendomi in un ottica futura, mi rendo conto che il panorama musicale odierno è radicalmente cambiato ed alcune contaminazioni si impongono alla fruizione come modi preferenziali d’ascolto. Basti guardare, uno su tutti, l’ultimo lavoro di Mannarino per comprendere come questa rivoluzione riguardi un po’ tutti.
Si torna finalmente dal vivo e dunque ti stai preparando? Pensi invece che il tempo che abbiamo vissuto abbia cambiato definitivamente i connotati della musica indipendente italiana? O pensi ci sia un ritorno alle origini?
Ti rivelo un segreto, sono un po’ ipocondriaco, ed ho avuto una certa reticenza ad esibirmi in live in questo periodo nonostante fosse uscito il mio primo disco. Adesso mi sento, sebbene in ritardo, piu tranquillo per affrontare un percorso dal vivo che mi porti a raccontare al mio pubblico “L’odore dei limoni” guardandoli dritto negli occhi. Credo nei corsi e ricorsi storici, e credo anche nella legge della compensazione ragioni che mi inducono a pensare che ci sarà un rinato e crescente interesse per la musica suonata dal vivo e la necessità di farne la sua esperienza.