Recensione di Martina D’Onofrio
Citazione dal libro:
“Bisogna essere convinti delle proprie scelte”
Trama:
Per Yoshiko, una ragazza appena laureata in lettere, l’assunzione in fabbrica rappresenta sicuramente un sogno. Ma quanto costa? È a tempo determinato, nell’opuscolo dato da Gotō – il responsabile delle pubbliche relazioni – ci sono pezzi che non combaciano con il suo percorso di studio e viene pagato ad ore.
Yoshio invece è un briologo (esperto di muschi). Da ricercatore universitario, diventa dipendente a tempo indeterminato nella fabbrica come dirigente del Reparto nuove soluzioni ambientali.
Infine c’è Ushiyama.
Lui lavorava come tecnico informatico prima di essere licenziato senza ricevere spiegazioni; ora lavora all’interno della fabbrica come correttore di bozze.
Tutte queste persone hanno una cosa in comune: nella fabbrica non vengono assunte per quello che sono competenti ma a loro, vengono assegnati dei ruoli.
Analisi:
La fabbrica ci fa riflettere su cosa siano realmente il Capitalismo – sistema economico/sociale caratterizzato dalla differenza tra lavoratori e proprietari – e la catena di montaggio – cioè il sistema di produzione caratterizzato da un nastro trasportatore sul quale viaggiano pezzi che poi l’operaio dovrà assemblare con un gesto ripetitivo, quasi meccanico – .
In questo libro, essi alienano le persone, distruggono i sogni degli studenti che prelevano dalle università con le quali la Fabbrica è convenzionata.
La fabbrica diventa l’unica via d’uscita che permette di avere una vita dignitosa con i suoi stipendi.
La fabbrica ha intorno a sé anche un complesso residenziale e forma una vera e propria città con i suoi negozi e case.
Diventa così, un mondo surreale dove è impossibile fuggirne.
Credits
Titolo: La fabbrica
Editore: Neri Pozza
Collana: Bloom
Autrice: Hiroko Oyamada
Traduzione di: Gianluca Coci