Recensione di Skanderbeg
Ruvidio, liscio, sconnesso o sdrucciolevole. Melenso, irato, tranquillo, combattivo. Su qualunque tipo di superficie e in qualunque modalità si possa ascoltare, Senza perdere la tenerezza, ultimo album della band torinese degli Ossi Duri, non può essere inserito in nessun categoria musicale predefinita.
Questo disco raccoglie e fa convergere svariati generi musicali lontani anni luce uno dall’altro e fa parte di una trilogia nata a fine 2013 per festeggiare il ventennale del gruppo piemontese, assieme (solo per la distribuzione via internet) a Frankamente, disco di cover a 20 anni dalla scomparsa del mitico Frank Zappa – grande ispiratore dei nostri amici torinesi – e Ricoverati, progetto che ripercorre la scena progressive degli anni ’70 con alcuni omaggi a grandi gruppi passati come Le Orme e gli Area. Due dischi di ottima fattura con la presenza, tra l’altro, di alcuni celebri personaggi del mondo musicale come Elio, Ike Willis (storico chitarrista di Zappa con cui gli Ossi Duri hanno dato vita da anni a una colla) e Freak Antoni degli Skiantos che ritroviamo anche nell’album di inediti.
Ma certamente la nostra attenzione si pone su quest’ultimo. Senza perdere la tenerezza deve il suo titolo a una famosa frase di Che Guevara perché, per citare direttamente le parole della band, “la realtà dove viviamo ha bisogno di essere raccontata con durezza, ma anche con ironia.” Il rock demenziale, simbolo dei padri spirituali degli Ossi Duri, si mischia così a improbabili quanto sofisticate ballate reggae/dub e pezzi di ispirazione progressiva che sfociano in improvvisazioni jazzistiche tutt’altro che campate in aria. Il rap di alcuni brani diventa cross-over mentre si passa anche e immancabilmente per momenti d’autore ispirati alla tradizione della musica raffinata italiana in stile De Andrè.
La marimba si sposa a meraviglia e completa così un sound sofisticato ed energico come in Heavy Dente, brano giocoso ispirato a un amico storico degli Ossi Duri, e Ragazzo Poliziotto, che tratta invece il rapporto conflittuale tra i giovani e le forze di polizia con un’angolatura di stampo Pasoliniano. Il re del sol, unico pezzo completamente strumentale, mette in risalto le doti tecnicamente eccezionali di Ruben (batteria), Martin (chitarrista istrionico e padrone dei palchi), Simone Bellavia (basso e voce), Andrea Vigliocco (marimba e tastiere) e Alessandro Armuschio (voce e testiere). Notevoli sono anche Publi City – in cui viene discusso il valore contemporaneo della pubblicità con alcuni divertenti inserzioni di vecchi spot e note tracce di famosi gruppi rock – e La suite del merlo pennuto, brano che, in perfetto stile Ossi Duri, tratta un pesantissimo quanto delicato argomento come il consumo e l’utilizzo di anabolizzanti.
Gli Ossi Duri, però, non sono semplicemente una band da “saletta”: rientrano infatti in quella ristretta cerchia di gruppi musicali che nel loro sound non hanno soluzione di continuità tra studio e live. Li abbiamo visti recentemente alla Locanda Atlantide di Roma in occasione della presentazione della trilogia e vi possiamo garantire che la loro efficacia e ironia sul palco è pari alla loro destrezza e abilità in sala prove.
Senza perdere la tenerezza è un album “tosto” che concilia temi complessi appartenenti alla nostra società con una carica musicale a tratti devastante. Insomma, Ossi Duri che non si sgranocchiano ma che sono altamente digeribili quando si usa la cuffia per metabolizzarli!
SENZA PERDERE LA TENEREZZA – OSSI DURI
(LaZaRiMus, 2013)
- Soldi facili
- Heavy Dente
- Senza i tuoi occhi
- Mozzarella trafelata [feat. Freak Antoni]
- Ragazzo poliziotto
- Il re del sol
- C’era una volta un re
- La capra
- Radiologia
- Publi City
- Unica
- La suite del merlo pennuto
[youtube=http://youtu.be/3TdMUsLCoBc]
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