Intervista di Las Nenas
Ciao Danny Torres. Siamo Elena & Stefy, las Nenas di Just Kids Magazine. Ti abbiamo conosciuto al concerto di Cimafunk, tenutosi il 4 novembre 2021 al Blue Note di Milano. Sei un fotografo, videomaker e musicista. Come è nata in te la passione per la musica?
Penso di essere nato già pieno di musica perché provengo da una famiglia in cui sono tutti musicisti. Mio nonno, Juan Pablo Torres, suonava il trombone ed ha ottenuto riconoscimenti in tutto il mondo. Ė morto nel 2005. È stato lui che ha portato la musica nella mia famiglia: mio padre e tutti i miei zii sono musicisti, hanno sempre suonato il jazz.
Anche io da piccolo – avevo 13 anni circa – ho iniziato a suonare il trombone, poi mi sono spostato sulla tromba e successivamente ho cambiato ancora e mi sono avvicinato alle percussioni.
In particolare, ho iniziato a studiare le percussioni in una casa di cultura. In questa scuola stavano cercando un percussionista per suonare il flamenco, pensavo fosse un genere facile da suonare, c’erano anche le ballerine. Il tutto mi attirava molto. Mi sono quindi lanciato, ma non c’era niente di così facile. Mi sono innamorato di questa musica e da lì ho iniziato a suonare con questo gruppo che si chiamava Asares de musica latino americana, successivamente sono passato ad un altro gruppo già più professionale che si chiamava Aires e loro fondevano la musica cubana con il flamenco. È stata un’esperienza bellissima perché abbiamo anche realizzato il nostro primo cd e vedeva la partecipazione di Maracas, Los Papines, Pupi, Samuel Formell del gruppo Los Van Van e tanti altri musicisti. Sto parlando degli anni 2003 fino al 2005 e suonavo con loro in tanti programmi e in tante città cubane portando questa fusione di musica cubana e flamenco.
Nel 2007 poi sono arrivato qui in Italia per stare insieme a mio padre e sono oramai 15 anni che vivo qui. Ogni tanto, anche a Milano, suono con i gruppi di flamenco e porto sempre con me la musica anche se faccio tante altre cose.
Da Cuba all’Italia. Ci racconti?
È stato un cambiamento molto forte, avevo 22 anni. A Cuba mi sentivo un principe perché avevo tutto o credevo di avere tutto. Sono partito da Cuba, da un paese dove ti alimentavi del sorriso e del divertimento che ti dava la musica, non avevi un orario, non c’era qualcosa da rispettare ogni giorno, potevi vivere tranquillamente. Era diverso, ma ero anche molto giovane, non che adesso non lo sia (ho 37 anni), ma il cambiamento è stato forte: è stato veramente difficile abituarmi ad un’altra cultura, alle persone e a vivere in un altro paese, però piano piano ci sono riuscito. Sono venuto qui in Italia perché mi aveva invitato mio padre per tre mesi e poi ci sono rimasto per sempre. Sono arrivato a luglio del 2007 e a settembre dello stesso anno avevo già il mio primo lavoro come grafico pubblicitario e all’inizio del 2008 ho iniziato ad avvicinarmi alla fotografia.
Ci parli di Interrogante spettacolo?
Interrogante spettacolo sono dei ragazzi che sono tutti pazzi, ognuno abita in un mondo non reale. Sono delle bellissime persone e ogni volta che ci troviamo, entriamo in un mondo immaginario, creiamo delle cose particolari e molto belle. Conoscevo la direttrice di Interrogate spettacolo già prima di farne parte, ci siamo conosciuti a Cuba e io avevo 18 anni. Dopo tanti anni, ci siamo ritrovati qui in Italia. Prima dello scoppio della pandemia, stiamo parlando del 2019, ho iniziato a fare dei lavoretti insieme a Interrogante spettacolo e in parallelo suonavo con loro. Abbiamo fatto tanti spettacoli insieme e abbiamo creato tante cose insieme: io facevo parte a volte come musicista, in altri spettacoli suonavo il cajon e in altre attività mi occupavo invece della fotografia e dei video per creare documentari sui lavori che abbiamo fatto.
Adesso stiamo preparando delle cose fantastiche, ma non posso svelare nulla, sarà una sorpresa, ma voi sarete i primi a saperlo! Siamo un gruppo molto bello, ci piace vedere le persone sorridere. Facciamo tante cose e se volete sapere di più di Interrogante spettacolo potete andare sul sito www.interrogantespettacolo.com e capirete quanto fanno questi pazzi di interrogante!
Chi è Danny Torres quando non fa musica?
Danny Torres, quando non fa il musicista, è un papà a tempo pieno. È nato mio figlio in piena pandemia, si chiama Diego e ora ha un anno e 7 mesi. Quando non faccio musica, faccio anche il fotografo e il videomaker. Ho una grande passione per la fotografia e per l’audiovisuale. Faccio questa fusione di musica, video e fotografia a tempo pieno, anche se non suono da un po’ di mesi, ma il mio lavoro è pieno di musica. Ho, ad esempio, da poco realizzato un videoclip musicale e sono stato costantemente con la musica. Penso che fare il musicista, mi abbia aiutato molto per produrre i video e in questo mio caso un videoclip perché so come muovermi, che movimento dare alla camera, che inquadratura fare in quel tempo della musica. A tempo pieno faccio il papà, il fotografo e il videomaker.
Progetti futuri?
Ho in cantiere dei progetti con Interrogante, ma sto facendo anche un progetto tutto mio. Sto iniziando un progetto che in verità non ho svelato ancora a nessuno. Sarà il mio primo progetto dove dentro ci sarà un cambio di look, si parla di bellezza, dell’estetica che comprende la bellezza della persona tanto uomini come donne. Include anche la fotografia e il video, ma c’è anche altro, che non posso ancora dire. È qualcosa di diverso, è una fusione tra vari elementi e sarà insieme anche a due persone che fanno lavori fantastici!
Cos’è per te la musica?
La musica per me è la base di tutto perché anche se faccio in questo momento più il fotografo e il videomaker, lavoro costantemente con musica. Quando edito tutti i video che ho registrato dai videoclip ai documentari fino a qualsiasi piccolo lavoro di video, devo usare sempre musica, devo editare sempre musica. In un modo o nell’altro, lavoro sempre con la musica.
Per me la musica è tutto, io mi alzo al mattino, faccio colazione e quando esco di casa, mi metto le mie cuffie e ascolto costantemente la musica, qualsiasi genere. Ovviamente non può mancare la mia musica preferita: il Jazz, ma ascolto anche la salsa cubana. Mi piace molto Cimafunk, sono stato al suo concerto il 4 novembre 2021 al Blue Note di Milano e mi mancava quella cubania. Con Cimafunk ti senti a casa. Sono salito anche sul palco a ballare!
A casa mia non si può stare senza musica, mio figlio non appena ascolta la musica, salta dalla gioia e fa dei movimenti che pensi che sappia già ballare. Penso che anche lui abbia già la musica nel sangue perché quando era dentro la pancia, gli facevo ascoltare la musica di mio nonno – mio nonno ha tanti instrumental con il trombone – e appena la mettevo, saltava dentro la pancia. Con altre canzoni non si muoveva proprio, invece con la musica cubana, la salsa in particolare, il jazz o qualcosa che suonava veramente forte, si muoveva tantissimo come se stesse saltando!
Quali sono, secondo te, gli artisti cubani da tenere d’occhio?
Ti dirò quelli che io ascolto e che seguo di più… Havana D’ Primera è un’orchestra fantastica, fanno una salsa particolare ed è una delle orchestre che le persone devono assolutamente seguire. Un altro artista da tenere d’occhio e che mi piace tantissimo, come ho già accennato prima, è Cimafunk. Cimafunk porta questa mezcla diversa che in pochi sono riusciti a fare. Penso che solo i cubani siano in grado di creare questo stile unico e diverso. Sono fenomenali, hanno degli arrangiamenti spettacolari, musicalmente parlando. Ascolto molto anche Issac Delgado, anche se non sono ora a Cuba, sono cubani e sono uno dei gruppi più forti di Cuba. Un’altra orchestra che seguo tanto è Los Van Van e li conoscono tutti, sono la storia della musica cubana e la radice di tutto. Se parliamo di musica ascoltata dai giovani come il reggaeton, consiglio di ascoltare Los 4. Loro fanno una fusione di musica cubana e reggaeton che è fantastica: ti fa alzare dalla sedia! Ci sono ovviamente molti altri artisti dentro e fuori di Cuba molto validi!
Qual è, secondo te, la canzone più bella che sia mai stata scritta?
Hanno scritto tante canzoni bellissime e molto famose. Una che mi piace tantissimo perché c’è dietro una storia bella e di famiglia è contenuta nell’ultimo disco realizzato da mio nonno Juan Pablo Torres, intitolato Identidad. In questo album c’è una canzone che a lui piaceva tanto, sto parlando della canzone Guayabera, è una strumentale. Se ti metti la cuffia, ti dona tanta pace e tante energie belle. Ascolto questo brano soprattutto quando ho bisogno di pensare, di relax, di trovare pace e organizzare le mie idee. Mi porta anche ad essere più creativo. È un pezzo forte, molto particolare, anche malinconico e ha un significato importante per me.
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