Live report di Francesca Vantaggiato
Milano, Blue Note. Luci soffuse, candele accese sui tavoli, il locale è pieno. Coppie che si sussurrano il loro amore, vecchi amici che sorseggiano whisky, un tipo solitario siede alla destra del palco. C’è una pace rilassante nello storico jazz club di via Pietro Borsieri, ma dura poco. L’orologio segna le ventuno e tutto cambia: la band sale sul palco e poi arriva Claudia Cantisani, a perfetto agio nel suo completo di un bianco accecante.
L’entrata è esplosiva: si inizia con Ma perché?, brano d’apertura del nuovo disco Storie d’amore non troppo riuscite, pubblicato a fine Novembre 2013 e prodotto dall’etichetta indipendente Crocevia di Suoni Records. Un concept album ispirato all’amore, ma non quello a lieto fine, piuttosto quello fatto di storie difficili, di sentimenti non corrisposti, di coppie che deragliano. L’amore reale insomma, quello che lei ha osservato negli anni passati nel piccolo paese di Latronico, Basilicata.
L’atmosfera si scalda in fretta, Claudia Cantisani è impaziente di presentare la sua band, quelli che definisce “i supereroi degli strumenti”: Felice Del Vecchio (co-autore dei brani, nonché marito della cantante) al piano; Pietro Condorelli (detto “uomo picnic” perché indossa sempre camice a scacchi) alla chitarra; Massimo Manzi (soprannominato “il merendero” a causa della sua passione per gli snack) alla batteria; il milanese Marco Ricci al contrabbasso; il grande Massimo Morganti al trombone e Felice Clemente al sax e clarinetto. Si vede che sono professionisti e che fremono dalla voglia di mostrare di cosa sono capaci, le canzoni si susseguono, lo swing riempie l’aria e sui volti è stampata una gioia sincera che si esprime in sorrisi e occhiatine gaudenti.
Basta poco e già parte La storia di Egidio, in cui si narra dell’amore che il classico uomo da “bar Europa” nutre per Marta, la cameriera del suddetto bar. Claudia è irrefrenabile, seria e professionale, ma anche divertente e completamente rilassata, il raffreddore e la febbre non la fermano: con la sua voce elegante dà il via al jazz di E sarà musica, dove il contrabbasso entra sornione, la chitarra è soave, delicata, struggente, finché il sax di Felice Clemente non inizia a suonare note esaltanti che ti prendono il cuore, te lo portano giù nel profondo e poi su, in alto. Pochi secondi per introdurre I mestieri impossibili, brano pazzerello per ritmo e testi, che racconta “voglio fare i mestieri impossibili, il mercante di sogni e stimoli, voglio fare un mestiere che proprio non c’è, voglio aprire su Marte una sala da té”. Beh, viene da pensare che, dopo tutto, non sia poi così impossibile: Claudia ce l’ha fatta.
A metà serata c’è bisogno di una pausa, di un momento per raccontare qualcosa in più di se stessa, della sua storia e dell’album. Quella di Claudia Cantisani, nata a Formia ma subito trapiantata in Basilicata, è una vita fatta di musica: dallo studio di canto lirico al conservatorio di Potenza, passando per la scuola di Mogol, fino ad arrivare al perfezionamento della tecnica Vocal Power all’accademia V.P. Italia. C’è tutto questo nel nuovo disco Storie d’amore non troppo riuscite: un continuo inseguimento della musica, della leggerezza, della bellezza. Da qui, la copertina dell’album disegnata da Vincenzo del Vecchio (illustratore, nonché cugino di Claudia): ritrae la bellezza nuda e dalla chioma fluente che, a cavallo di una bici, fischiettando se ne va. “Ti fa venire voglia di vivere, di ridere e di raggiungere la bellezza in bicicletta,” come dice la cantante stessa.
Prima di passare alla seconda parte della serata, c’è tempo di celebrare gli ispiratori di questa passione per la musica: Claudia Cantisani si cimenta in alcuni cult della musica jazz (da Let’s do it a Just a gigolo) e lascia spazio ai suoi musicisti, alla chitarra spaziale di Condorelli che si alza in piedi, s’impenna sulle punte e poi torna seduto, muto e statuario. Il pianoforte è una bomba, il clarinetto entra passeggiando e sculettando, la batteria fa esplodere un arcobaleno di suoni, il contrabbasso è incisivo, parte la sordina irriverente di Massimo Morganti. Quando Claudia intona Vieni via con me di Paolo Conte, il Blue Note sembra vacillare.
Ok, ok, state calmi, si torna all’album, basta col momento nostalgia, si guarda al presente, al futuro. Rendez-vous è un jazz molto classico e languido, dal testo un po’ surreale che strizza l’occhio alla Parigi Bohémienne; Non t’ho mai amato mostra una Claudia Cantisani vicina alla Mina dei primi tempi; Resisto è uno swing deciso; Che novità ti entra in testa, con il suo ritmo incessante e un testo notevole (che fa venire decisamente fame, visto che elenca velocissimamente “panna burro pizza marmellata fetta biscottata olio sale pepe insalata carne macinata”).
Un saluto e un ringraziamento al pubblico, alla famiglia accorsa da mille località diverse, ai musicisti. C’è tempo per un ultimo bis e poi tutti a casa. Contenti, perché un concerto così ti mette proprio allegria. E avete presente tutti quei discorsi sul fatto che la musica italiana è finita? CAZZATE.
Photo report di Noemi Teti
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