Specchiarsi nel marmo opaco
Quando parliamo di scultura, la cosa che ci viene in mente come prima cosa sono i marmi, massicci, dei grandi edifici dell’antichità. Sono le scalinate che portano all’Altare della Patria nel cuore pulsante di Roma, quelli di Michelangelo e di Canova che si annidano nei loro musei e nelle chiese così fortunate da ospitare le colossali statue.
Il marmo di Giorgio Bevignani ha una forma totalmente diversa, nuova, che porterebbe di primo impatto a confondersi con la pittura o qualche altra tecnica di lavorazione. Ino al 3 luglio 2022 sarà possibile guardare le sue opere al Circolo Esteri del Ministero Affari Esteri, a Roma, nella mostra titolata PARTICOLARE/UNIVERSALE, all’interno della rassegna pluriennale MONDI.
Just Kids è stato invitato a partecipare all’inaugurazione della mostra, dove le opere – minimaliste per eccellenza – hanno offerto la cornice alla presentazione offerta dal curatore Carlo Franza.
Quando parliamo delle opere di Bevignani, minimalismo è una parola da tenere molto in mente. Le opere esposte, dodici di diverse dimensioni più una scultura tridimensionale, sembrano pannelli come dipinti, che raffigurano ora il blu del cielo e del mare, ora il rosso tanto dell’Inferno dantesco, che di un tramonto assolato. Lo sguardo ravvicinato, e le parole dell’artista, svelano un po’ il trucco e fanno sollevare il sottile velo di Maya sulle opere. Siamo dinanzi sculture, sculture di marmo leggero – relativamente parlando – macchiate ora di un po’ di cemento, ora di polvere, che donano sfumature nuove e improvvise. Sculture che sono scoperte, di fatto. Un composto specifico di polveri tinte, di cui non sveleremo altro, che lentamente si solidificano e vengono abilmente levigate, dando vita a forme nuove e, come conferma l’artista bolognese, inaspettato. Non si sa quale forma assumerà l’immagine che è solo, fondamentalmente, nella mente dell’osservatore. Saranno ora nuvole, ora il viso di una persona mai vista, ora onde. Lentamente, il pannello, prima spesso, viene assottigliato dalla levigatrice, ridotto di dimensione fino a diventare qualcosa di totalmente nuovo, di totalmente diverso.
Le composizioni esposte al Circolo erano divisibili in tre frammenti: la composizione blu, quella rossa e tre sculture di dimensioni minori, come dei quadretti. L’occhio, per automatismo e preferenza, cade su una delle composizioni perché attirato dalle forme, dalle onde, da ciò che vi intravede. Come si è accennato, ognuno legge nelle sculture di Bevignani qualcosa di proprio. Franza lo ha definito un viaggio orfico, a cavallo tra i sogni e i propri desideri si potrebbe aggiungere, tra ciò che si pensa di vedere e ciò che si vuole invece vedere, ciò che si desidera.
È corretto forse dire che il processo di levigatura che il marmo subisce è una levigatura solo parziale, perché è l’occhio del visitatore, dell’osservatore, che continua poi a scavare dentro le stesse forme, ognuno con il suo sguardo e il suo portato del tutto diverso. Non è performance nel senso stretto, ma è a modo suo un momento di interazione tra l’autore e il visitatore. È un momento in cui la creazione entra in contatto con lo spirito del visitatore, lo spirito del presente.
Il tempo è stato un altro concetto toccato dall’intervento del curatore durante la sua presentazione. Il tempo, quello dell’arte e della sua evoluzione, dello sguardo dei visitatori, il presente e il passato che si infrangono insieme sulle sculture di polvere e di marmo. Il tempo, anche contemporaneo, dell’arte e dell’essere umano che viene rappresentato brutalmente e candidamente da Bevignani nelle sue sculture. Non c’è un’immagine precisa che l’autore vuole rappresentare, e proprio per questo chiunque può ritrovarsi nelle sue sculture, se si ha la cura e l’attenzione di guardare le sculture e sfruttarle come limpidi specchi, allo stesso tempo, del sé.
È una mostra interessante quella di Bevignani, che punta con opere minime, a rappresentare fondamentalmente più di quello che si potrebbe pensare di rappresentare con le sculture stesse. Non un singolo messaggio, ma una riflessione. Questa è la sua contemporaneità, la capacità di andare al di là della dualità tra significato e significante, e diventare piuttosto strumento per un nuovo messaggio. Un messaggio che passa non dall’autore, ma dal visitatore verso il sé stesso di pochi attimi distante.
È il fascino di mostre simili, dove il medium è davvero un medium che permette di guardare a sé stessi e parlare, riflettere, confrontarsi con la nostra stessa visione. Per questo è impossibile davvero descrivere a lungo quello che è il viaggio che si affronta dentro la mostra PARTICOLARE/UNIVERSALE. Non c’è nulla di fatto che non sia strettamente intimo. È un viaggio che, anche se condiviso, rimane strettamente personale. Visitare questo evento è confrontabile non con tante altre esibizioni d’arte o di performance, ma ad atti come la lettura di un libro, di una serie di poesie, di pensieri scritti su un diario. È tracciare con la penna, nella propria mente, immagini e parole nuove che sovvengono ed evaporano proprio dalla superfice delle sculture in marmo.
Una sola rompe lo schema, che è quella tridimensionale, quella che sembra un ovale, che altro non è che la medesima tecnica applicata per le grandi lastre che invece assume una forma a tre dimensioni, palese, nella forma di un ovale vuoto. Da sola, appare come un elemento che stona in qualche modo con l’orientale, minimale e rigida eleganza delle opere a muro. Eppure, in qualche modo rappresenta proprio forse il culmine finale del percorso delle altre sculture. La rottura finale dello schema quasi bidimensionale – che non è mai bidimensionale, ma appare tale – e l’assunzione di una nuova forma che può essere toccata, sospinta, diventa in qualche modo improvvisamente visibile. Ci si confronta alla fine di un percorso che sembra correre dall’anima del mare e del cielo fino a quello della fine del giorno e dei momenti intimi delle case, per racchiudersi infine in una sfera di marmo leggero, che si arrotola su sé stessa come il fagotto alla fine del viaggio, come quello che, preso sulle spalle, si riporta con sé da un lungo viaggio.
La mostra la si porta con sé. Il messaggio di Bevignani è quello di lasciarsi andare alla scoperta. Come sperimenta lui con la tecnica e il risultato, così sperimenta il viaggiatore-visitatore nell’esplorare ciò che si trova innanzi a sé. Non è una esibizione, è una scoperta.
INFORMAZIONI UTILI
MOSTRA PARTICOLARE/UNIVERSALE, con opere di Giorgio Bevignani
Dal 18 maggio al 3 luglio 2022
DOVE: Circolo Esteri del Ministero Affari Estermi – Lungotevere dell’Acqua Acetosa 42, Roma
ORARI: Da lunedì a domenica dalle 09.00 alle 22.00