LIVE REPORT: Banadisa e i Réclame @ Feria Lanificio [RM] – 13/07/2022

Live report di Davide Emanuele Iannace

A scuola di musica indie

Quando si parla di musica, bisogna sempre distinguere un po’ tra quelli che sono i gusti musicali dell’ascoltatore e quelli che invece sono gli aspetti puramente tecnici dell’artista. Nel caso delle performance dal vivo, il tutto viene poi condito poco saggiamente da una serie di elementi che vanno dall’umore fino al luogo in cui avviene l’esperienza. Perché, alla fine, la performance è pur sempre  un’esperienza che si vive.

Particolarmente affascinante è quando ci si ritrova a sentire della musica su cui si ha una totale mancanza di aspettative e una manciata di informazioni. Così mi sono approcciato all’evento lanciato a Big Tim Release per presentare, a Feria Lanificio, due distinti autori-gruppi musicali che hanno allietato una delle solite, calde, serate romane: Banadisa e i Réclame.

In ordine puramente cronologico, si può iniziare dai Réclame. Una formazione giovane, composta da un affiatato insieme di ragazzi provenienti da Roma e suo circondario, con passate esperienze musicali con altri artisti come Gazzelle e Fulminacci. Un gruppo che, nonostante l’età per niente avanzata, affonda le sue radici musicali in un contesto ben chiaro: l’indie pop romano.

Un gruppo che parte da una solida base, come dimostrano anche gli entusiasti fan accorsi per sentirli sul terrazzo con vista Aniene e Nomentana. Un tipo di musica che ha qualcosa di già sentito, forse con errore o forse proprio per quelle contaminazioni con la Roma indie.

Abbiamoparlato con Marco Fiore, voce del gruppo, durante una pausa tra i due concerti:

Réclame – Ph. Matteo Consolazione, da Big Time Release

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Per i lettori di Just Kids, chi sono i Réclame, come siete nati e formati?

Nascono dall’incontro tra me e i tre fratelli Roia. Abbiamo condiviso il percorso musicale iniziato dalle elementari a salire, con grande entusiasmo, sia ovviamente in gruppo che ognuno poi nel suo campo. La cosa bella di lavorare con altre persone e di avere un gruppo è di contaminarsi anche da un punto di vista di genere musicale. Siamo soddisfatti molto dei risultati raggiunti anche per questo lungo percorso che abbiamo alle spalle.

A proposito di contaminazione, voi siete un po’ un indie romano, con un pizzico di contenuti cantautoriali.

Le nostre ispirazioni musicali vengono dalla grande scuola dei cantautori italiani degli anni ’60 e ’70. Per il disco precedente, molto gli anni Settanta. Il disco di ora, molto per gli anni ’60. Parliamo di Tenco, Bindi, Paoli, la grande canzone d’autore pop, quel pop d’autore di metà Novecento che ci ha fatto da guida per questo ultimo lavoro.

Noi proviamo ad ammodernare i contenuti e la forma con tutta l’esperienza anche dell’alternative rock contemporaneo.

A proposito di questo ultimo lavoro: è stato definito un content album che parla di amore e di relazioni.

Sostanzialmente, sono dieci declinazioni su un tema come quello amoroso. Abbiamo provato a rendere giustizia a questo tema perlustrato più volte da diverse forme espressive, a volte relegato ad una forma anche sciatta e superficiale, quando invece ha tante storie e personaggi che possono assorbirla e inglobarla, renderla anche reale. Quando si parla di amore, bisogna sempre capire a quale amore si parla, a quale sua forma. Nel disco tocchiamo diversi tipi di amori, come un amore con tradimento, un amore non socialmente accettato che si rifà a Nabokov, c’è il caso della violenza domestica. C’è tanto da dire e raccontare. La canzone pop in tal senso è perfetto per veicolare questo tipo di contenuti, bisogna solo renderlo attuale.

Per il futuro, oltre i concerti a Largo Venue e i tour invernali, che collaborazioni sognate?

Alessandro Cortini tra gli italiani. È forse il più grande musicista che c’è in Italia ad oggi, che ha compiuto collaborazioni internazionali, un fiore all’occhiello quasi mai nominato. Sarebbe straordinario lavorare con lui.

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C’è certamente tanto, tra contenuti ed esplorazioni, che i Réclame potranno portare avanti nei prossimi anni. Altrettanto interessante è il lavoro condotto da Banadisa, che è una persona sola ma si muove in gruppo. Iniziamo direttamente dalle sue parole in questo caso:

Réclame – Ph. Matteo Consolazione, da Big Time Release

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Iniziamo come sempre dal tuo progetto: come è partito?

Io sono Diego, in arte Banadisa. Vengo dal Polesine, a confine tra Emilia e Veneto. Io stesso sono Veneto. Come progetto parte a cavallo tra 2017 e 2016. È un progetto personale, una riscoperta di ritmi che mi ha portato fino ai ritmi sudamericani, poi fusi con la mia scrittura di matrice cantautorale e indie. Da questa fusione nascono una serie di esperimenti che hanno poi portato all’album di esordio, Suerte, che è uscito nell’ottobre del 2021 per Tempesta Dischi e promosso da Big Time.

Una cosa di queste contaminazioni è che c’è un po’ l’elettronica che richiama Cosmo e il cantautorato che richiama qualcosa di romano, tipo l’ultimo disco di Mannarino.

Hai citato un disco che è molto a fuoco secondo me. Con le dovute e relative distanze, lui dopotutto è un artista affermatissimo con un grandissimo pubblico, ha affrontato con il suo disco qualcosa d nuovo, venendo da un mondo cantautorale, e ha provato a sposare una serie di conciliazioni tra lui e il mondo world music, che pesca molto dalla cultura sudamericana.

Io non sapevo dell’esistenza di questo disco, ma da quando è uscito – i nostri album sono usciti molto ravvicinati – spesso nelle recensioni e nelle interviste vengono citati. È stata una bellissima scoperta. Mannarino mi piace, ma lo trovavo figurato su altre cose. Invece con questo disco si mischia a qualcosa di diverso dal suo solito.

Qui c’è molto anche di elettronica, strumenti classici ma con un tocco tech che vi distanzia da progetti simili.

Per me, grande fonte di ispirazione è stata una etichetta, la ZZK Record, una etichetta nata in Argentina, a Buenos Aires, che faceva cumbia elettronica. Io sono partito da quella, da questa deviazione, prima di andare a ritroso nella cumbia classica. Insomma, io ho trovato un ritmo che mi piaceva ma che era unita già alla componente elettronica. È stato un percorso bello, che mi ha fatto crescere musicalmente sia dal lato ritmico che elettronico, percussioni tradizionali e no. Tutto questo percorso sudamericano è a modo suo un percorso di ricerca verso il folklore locale. È stato un modo, per me, per ricercare poi le stesse radici e canto popolare locale.

Una delle canzoni che hai cantato oggi ha forti richiami alla cultura popolare.

Esatto, mi ha spinto ad indagare sul mio di folklore, polesano e veneto, che è un altro ambito di ricerca al quale mi sto approcciando sempre con maggiore passione.

World Music, ma con radici locali che fanno immaginare il Veneto e la foce del Po.

Mi fa piacere che dici così, perché io credo in questa fusione. Ogni canzone ha la sua tematica, ma poi nella realtà ogni canzone si lega ad una sensazione ben precisa. E queste sensazioni riesco poi ad esprimerle tramite una scrittura filtrata dalle immagini del Polesine, da questi ambienti. Perché ci sono vissuto dentro, le ho davanti gli occhi, mi viene naturale ovviamente scriverne. Scrivere di ambiente e territorio mi ha portato poi così ad avvicinarmi ad un sound come quello della cumbia, ad un certo tipo di cumbia, in cui ci sono forti legami tra uomo e natura.

Volendo fare un paragone, molto tirato, se il cantautorato classico è impressionismo, qui siamo nell’espressionismo piuttosto.

Si, credo sia in qualche modo giusto.

Quale futuro per Banadisa quindi?

Sto progettando diverse cose. Ho scritto diverse canzoni, un po’ più elettroniche. C’è molta consapevolezza, più consapevolezza, oggi di cosa sia questo progetto rispetto al passato. Ho fissato dei parametri oramai, che sono contento di aver fissato per darmi la via. Ho scritto diverse canzoni durante la pandemia, che non penso confluiranno adesso in un album. Sono orientato ora verso un EP e ho anche l’idea di un album, ma sono due cose divise.

Sull’album, mi sto mettendo di scrittura, più sul lato testuale e concettuale. Al giorno d’oggi, parlare di album ha sempre meno senso. Se ne devo fare uno, devo farne uno che ha una sua organicità ben chiara.

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Le chiacchiere con Banadisa alla fine del concerto hanno solo messo i puntini sulle i a quelle impressioni che erano venute all’ascolto di questo misto che richiama tanto davvero alle sonorità sudamericane, all’ultimo album di Mannarino, ma chiaramente anche a quella tradizione in cui Cosmo, per esempio, ne è uno degli ultimi arrivati.

Una tradizione musicale in cui, a una sapiente miscela strumentale, si unisce un bell’uso dei testi e delle parole, qualcosa che ricalca la tradizione italiana cantautorale, ma allo stesso tempo che ha visto anche nella recente tradizione del rap di Murubutu o di Rancore o ancora di Corallo. Ma sono testi che non si rifanno esclusivamente allo storytelling in questo caso. Miscelano sapiente la descrizione di un ambiente, di una storia, con le sensazioni che la storia trasuda e trasmette.

La bellezza e la differenza principale tra Banadisa e i Réclame, è in questo diverso approccio alla storia: sensazioni contro narrazione. Il che non vuol dire che uno manchi nell’altro. Al contrario, è come vedere una medaglia da due facce che tendono a prediligere ora un colore ora l’altro, due facce di uno stesso approccio – giovanile, innovativo, che cerca traendo dal passato di comporre una via nuova – verso il mondo della musica.

 

Gli appuntamenti di Big Time Release a Feria Lanificio non sono comunque finiti. Altri due appuntamenti aspettano la calda estate romana sul terrazzo vista Aniene e sono il 24 agosto con Chiara Vidonis Lepre per un nuovo doppio concerto. Infine, a settembre, il 21, sarà Blindur a terminare l’estate tra le più caldi degli ultimi anni con un suo set. Due appuntamenti che sicuramente saranno una boccata d’aria fresca per tutti gli appassionati di musica in giro per la capitale in quei mesi che, tutto sommato, si passerebbero tranquilli al mare.

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