Poesia di Davide Emanuele Iannace
Ultimi attimi
E sarà in quell’ultimo attimo
che avremo la chiarezza di
vedere tutte le costellazioni
come se fossero pezzi di quadri,
non ancora finiti ma già
spessi e spesi come fantasmi
appesi vicino memorie
vicine.
Come macchine sfreccianti
tra fango e ghiaia
ci lasceremo delle scie
che saranno delebili tracce
sulla nostra pelle,
come lo erano gli abbracci
sporchi di rabbia
e urla e poi amore.
E sarà il potere di comprendere,
quello che ci farà cogliere le
diecimila stelle che
coronano i miei demoni,
i tuoi desideri, i nostri
sogni costruiti come castleli
dalle fondamenta di sabbia,
le pareti di carta, le finestre
di vetro delicato colorato.
Dove sono narrate storie di cavalieri
e principi, di regine e di maghe
straordinariamente simili ai
lineamenti dei nostri visi vicini.
E sarà nelle corse al volante
verso mete ancora mezze
sconosciute e non segnate che
trarremo la lezione finale di
lasciare che sia quella striscia
sull’asfalto, il freno prima
di una ennesima curva
a lasciarci riflettere sulle direzioni
prese e poi intraprse, lasciate
e poi rimosse per paura dei rimorsi.
E come ogni bacio che si lascia profumi,
di tutti quelli non ancora dati,
ci incrociamo per vie che non
avevamo sognato e segnato e poi
le dissipiremo, e cospargeremo
come sabbia sulla costa, lasciando
che l’acqua cancelli ogni traccia e rimanga
un solo motore acceso sotto un cielo
pieno di cadenti comete. Te ne
coglierò una per lasciare che conquisti
i tuoi occhi e diventi il desiderio
che ancora non hai avuto il coraggio
di chiedere.
Te la lancerò perché sia
la maestra strada della tua ultima
corsa verso miti ancora
oggi da scrivere e poi
da odiare.