Intervista di Gianluca Cleri
Un brano nuovo, delicato, di un pop generazionale che anche dentro le liriche sembra trovare coerenza e credibilità. Torna Jey con un brano come “Morfeo” che affida alla voce della sorella Celeste tutta la resa narrativa. Giovanissima della scena indie italiana ma sicuramente interessante nel piglio costruttivo della forma canzone. E certamente il tema dell’emancipazione, dello svegliarsi in ogni sua forma quasi, ci nutre la curiosità di indagare sul nostro consueto fronte di Just Kids Society:
Questa stagione di Just Kids Society vuol parlare di futuro. Una cosa incerta sotto tanti punti di vista. Parliamo del suono tanto per cominciare. Ormai i computer hanno invaso ogni cosa. Si tornerà a suonare la musica o si penserà sempre più a come comporla assemblando format precostituiti?
Entrambe le cose. Penso che siano egualmente importanti. Sicuramente bisogna recuperare e valorizzare l’esecuzione della propria musica dal vivo.
Sempre più spesso il mondo digitale poi ha invaso anche la forma del disco. Ormai si parla di Ep, di singoli. Di opere one-shot dal tempo limitato. Qualcuno parla di jingle come forma del futuro. E dunque? Se da una parte c’è maggiore diffusione, dall’altra c’è maggiore facilità di produzione. Dunque… chiunque può fare un disco. Un bene o un male?
Un bene e un male. Considero la musica, prima di tutto, uno strumento essenziale per accompagnare la vita di ogni persona. Certo, ci sono modi e modi di viverla, ma trovo utile che persistano i mezzi necessari per dare l’opportunità a tutti di provare a creare e tirare fuori l’arte che, a diversi livelli, ognuno ha dentro di sé.
La pandemia ha ispirato e condizionato molta parte dell’arte di questo tempo. Ma sempre più spesso gli artisti inneggiano ad un ritorno a cose antiche, ataviche, quasi preistoriche come certe abitudini, come un certo modo analogico di fruire la musica. Insomma, ha senso pensare che nel futuro si torni a vivere come nel passato?
In un certo senso sì. Ma credo che sia giusto parlare più che di un ritorno al passato, di un ritorno in sé stessi, bisogna conoscere ciò che si è ed avvicinarsi al proprio modo di vivere l’arte, sia che appartenga ad un mondo antico, presente o futuro.
Ecco il nuovo singolo di Jey. Decisamente in linea dentro gli stilemi classici del nuovo suono pop italiano. Liriche e modi che infrangono però le abitudini e anzi stimolano e provocano reazioni molto personali e, per alcuni aspetti, anche violente. Pensi che oggi le canzoni servano anche per questo o siano solo estetiche di sottofondo?
A parer mio la meta principale di un brano deve essere quella di scuotere l’anima delle persone, sia in modo negativo che positivo. Così come la vita, anche la musica deve essere in grado di riportarti ad un momento emotivo aiutandoti ad accettare il bene e il male che hai percepito, per trovare una sorta di pace dentro di te.
Anche in questa stagione riproponiamo una domanda che sinceramente non passerà mai di moda anche se le statistiche un poco stanno dando ragione a tanti come noi. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. E Spotify è uno di questi. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Ho smesso da tempo di provare rabbia verso il mondo digitale, mi piace più pensarlo come un mezzo, piuttosto che come un nemico. L’unica cosa che posso fare è lavorare nel mio piccolo, con la mia musica e non solo, anche con le mie parole, per ricordarmi ogni giorno il motivo per il quale faccio questo mestiere.
Siamo nel tempo dell’apparire. Come ci si convive? Si esiste solo se postiamo cose? E se non lo facessimo?
Ci si convive in rispetto alle proprie possibilità e necessità. Il trucco sta sempre nel trovare un equilibrio, tra ciò che c’è “dentro” e ciò che richiede il “fuori”. É importante sponsorizzare il proprio lavoro e la propria immagine nel modo adeguato, se non lo facessimo esisteremmo comunque; ovvio, potremmo andare per strada, fermare le persone suonare o chiedere di essere ascoltati, ma per “dare” nel modo giusto non ci si può perdere nel diramare continuamente energie, bisogna concentrarsi, così è anche quando per esempio si vuole costruire una relazione d’amore di qualità.
A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Jey, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Sicuramente, “Rock and roll” dei Led Zeppelin, perché è dal loro ascolto che è partita da piccina la mia voglia e ricerca di vivere d’arte.