Poesia di Davide Emanuele Iannace
Una chiesa
Una chiesa il primo dell’anno
è come un sogno incompleto all’ultimo
atto di un film già visto.
I disegni del futuro si interpongono
tra i cuori e le menti che leggono nel passato
la sensazione passata di un vago silenzio.
I passi che rieccheggiano sono come
lo sbattere del martello sul caldo ferro
di una forma che deve ancora crearsi,
di un colore che deve ancora formarsi,
di una pianta che deve ancora colorare
il futuro che ancora non è stato piantato.
Ed è il sogno quello di una chiesa,
di una Via Crucis che dica il futuro,
che in ogni quadro nasconda gli attimi sperati,
quelli evitati, quelli invitati.
Rimane un sogno la vetrata che ci divide,
dietro cui mi appari come forma,
ma sei anche la sostanza della Chiesa
dove ospito le mie preghiere attendendo te.
Negli specchi leggo le interpolazioni
dei nostri momenti e dei nostri sguardi,
sperando di superare ogni cristallo e di piegare
lo spazio e il tempo perché siano in un istante
attimo contemporaneo per i nostri corpi
prima della notte del prossimo anno.