Intervista di Gianluca Clerici
Una figura leggendaria quella di Domenico Tiburzi, il più famoso esponente del brigantaggio in maremma, trova la sua fama e la sua leggenda tra le popolazioni povere dell’epoca. Figura che è stata ampiamente cantata da Silvana Pampanini e che qui ritrova luce nella versione del Duo La Merla, al secolo Michele Silvestri e Fabio “Whiskey” Forbicioni. Un vero viaggio a ritroso dentro la tradizione folk popolare questa “Ballata di Tiburzi”, anche ricca di un video ufficiale, un piccolo corto che il registra Giovanni Bufalini firma con la produzione dalla Fondazione Centro Studi per la “Città di Orvieto”. Il tutto lo troviamo ovviamente su YouTube ma per gli streamin service dobbiamo attendere che vedano la luce le nuove scritture inedite.
Una ballata per Domenico Tiburzi: come ci si arriva ad un simile argomento, un simile personaggio assai distante nel tempo?
La scoperta della figura di Domenico Tiburzi è venuta a noi grazie alla curiosità che da sempre ci contraddistingue nel ricercare storie della tradizione musicale popolare e al contempo capire perché dopo oltre cento anni questo personaggio sia ancora così sentito. Tante ancora oggi le storie, i racconti e le leggende che le persone che abitano i nostri luoghi narrano e con esse ricoprono ancor più di mistero la sua controversa figura.
In qualche radice lontana, ci sono legami remoti con lui e con la sua vita?
Ricordo bene dai racconti dei miei nonni che i bisnonni hanno vissuto l’epoca del brigantaggio a stretto contatto con i più noti briganti dell’epoca. Era un periodo dove regnavano la fame, le malattie e la povertà e difronte ad uno stato ancora troppo giovane ed assente, questo fenomeno si diffuse così tanto da diventare un fatto quotidiano con la quale i nostri predecessori dovettero confrontarsi. Ed è da qui che sono arrivati a noi le storie di Domenico e della sua banda, direttamente dai racconti dei nostri nonni che poi nel tempo si sono arricchiti di fascino e di mistero. Sono inoltre numerosissime le opere artistiche quali ballate, cronache e romanzi arrivate ai giorni nostri che ci testimoniano quanto questo personaggio sia ancora vivo nella memoria delle persone e nei luoghi che hanno fatto da teatro alle sue gesta.
La figura del brigante oggi secondo voi che toni assume e che maschere porta?
Il termine “brigante” genericamente viene inteso come sinonimo di bandito, ovvero di persona la cui attività è illegale o fuorilegge. A detta di questo ancora oggi purtroppo certe forme di malavita non sono ancora estirpate nella nostra società. Numerosi, infatti, sono gli esempi in epoca attuale dove il “brigantaggio” inteso come “fuorilegge” può farsi maschera, a partire dai tanti paesi dove non esiste uno stato vigile e presente e che quindi porta il proprio popolo al caos ed allo scompiglio lasciando territorio fertile alle organizzazioni malavitose. Altri esempi invece li possiamo trovare in tutte quelle situazioni che possono essere legate alle frodi, al peculato, alla corruzione, all’estorsione, ecc. ecc. Tutte cose che ci possono portare a dire che ancora oggi ci troviamo a fare i conti con il nostro passato.
La vostra versione di “Ballata di Tiburzi” ha portato in scena anche delle soluzioni nuove, nuovi adattamenti?
La nostra versione di “Ballata di Tiburzi” nasce dall’idea di reinterpretare in chiave acustica la versione originale della cantautrice folk Silvana Pampanini, che lei stessa cantò in una versione a cappella per il film Tiburzi, regia di Paolo Benvenuti del 1996. Questa versione è quella che per noi ha succitato più interesse in quanto essendo priva di base musicale, ci ha portato difronte alla sfida di reinterpretare secondo il nostro stile e la nostra chiave musicale il suddetto brano. È stato divertente partire da una base tangheggiante di fisarmonica, dove l’uso dei bassi originali della stessa enfatizzano l’intero brano nelle sue parti più coinvolgenti. Di altissimo livello è soprattutto la parte di chitarra di Raffaele Spanetta, abituale collaboratore e carissimo amico della band, che riesce a far intersecare il suono delle sue corde tra gli accordi della fisarmonica in modo molto sapiente e fantasioso al tempo stesso, creando un connubio perfetto.
Le percussioni danno un movimento più allegro e vivace rispetto alla versione originale, mentre invece per la parte cantata è stato puro coinvolgimento nel farsi trasportare dalla melodia del brano.
Un singolo che però anticipa il nuovo futuro del Duo la Merla o sbaglio?
Il singolo in questione non è altro che l’anticipazione del nostro secondo disco. Stiamo infatti ultimando questo progetto che è nato circa un paio di anni fa e che vede una raccolta di cover delle più famose canzoni popolari italiane divenute celebri in tutto il mondo e rivisitate in chiave folk secondo il nostro stile. Il tutto arricchito da numerose collaborazioni con colleghi musicisti con la quale abbiamo collaborato, contribuendo a migliorare ulteriormente tutta la parte musicale e strumentale.