Intervista a cura di Valentina Calissano
Dopo il debutto da solista con l’album Dark’n’Stormy, Albert Eno ha intrapreso un tour denso di concerti live e ha continuato a lavorare a diversi progetti musicali. Questo marzo, a quasi due anni dal disco, lancia la cover di Skin & Bone con l’etichetta Orangle Records.
Per l’artista questo brano di Stu Larsen ha un significato molto profondo. Non a caso ha realizzato la cover insieme a Marta Boldrin, che è stata sua allieva e ha seguito il suo maestro anche dietro le quinte.
L’album Dark’n’Stormy aveva ispirato il TRIP Ci vediamo presto, e ora noi di Just Kids Magazine siamo stati incuriositi da questa nuova uscita e abbiamo colto al volo l’occasione di intervistare Albert Eno per condividere con voi tutti i dettagli.
Com’è nata l’idea di fare una cover di Skin & Bone? Da quanto tempo avevi in mente questo progetto?
L’idea di fare una cover di Skin & Bone con Marta Boldrin è nata circa un anno e mezzo fa. Infatti è stata una produzione piuttosto lunga. Abbiamo cercato di dare una chiave personale della composizione, di mettere in risalto la bellissima voce di Marta e di valorizzare i nostri timbri, che si sposano molto bene tra loro.
È importante rispettare il brano: dargli una sonorità che non lo stravolga, ma che sia in grado di far sentire il sound e l’amicizia che c’è tra me e Marta, che è come una figlia per me.
A volte registri un brano e poi prima di farlo uscire lo tieni nel cassetto, o nell’hard disk del computer in questo caso. Cerchi di capire quale sia il momento giusto per pubblicarlo. Ora è arrivato quel momento e non vedevo l’ora!
Che legame hai con questo brano?
Skin & Bone è un brano che amo e mi piace tantissimo. Ho avuto la fortuna di suonare insieme a Stu Larsen a Milano in mezzo al pubblico. È stata una delle serate e dei concerti più belli della mia vita. Prima ho supportato con il mio show il concerto di Stu e alla fine mi ha chiamato sul palco.
Lì, in quel momento, abbiamo suonato insieme Skin & Bone.
L’emozione è stata ancora più bella perché qualche mese prima avevo suonato quella canzone con Marta. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di fare la cover insieme.
Marta è stata come un talismano, un portafortuna. Era presente lavorando dietro le quinte a molti miei progetti sonori, soprattutto per la parte grafica, come le copertine e i loghi. Così, mentre traduceva in veste grafica le mie canzoni, è stata tra le prime orecchie che hanno ascoltato i brani che stavo scrivendo.
Ha avuto il ruolo fondamentale dell’ascoltatrice. Per me è stato il primo feedback di ciò che stavo scrivendo e che avrei prodotto.
Ci lega un’amicizia speciale. È stata mia allieva di canto nella scuola dove insegnavo. Durante uno degli open mic che organizzavo abbiamo cantato insieme Skin & Bone. E mi ricordo che fece questa battuta: «Magari molto presto canterai questa canzone proprio con Stu Larsen!».
Era il luglio del 2018 e qualche mese dopo ero a Milano insieme a Stu Larsen. E suonavo quel brano, con lui.
È stato qualcosa di particolare. Uno di quegli aneddoti che ti rimangono nel cuore.
È davvero una connessione pazzesca quella che c’è tra te, Marta e Skin & Bone! Sembra quasi guidata dal destino. Pensi che un pezzo così importante possa diventare l’occasione per lanciare un progetto più ampio?
Si, è un bel legame nato con l’insegnamento. Poi si è evoluto negli anni, dalla grafica fino a questa cover. E direi proprio che può diventare un progetto più ampio.
Sto lavorando a un’altra interpretazione, che ho già pubblicato. Parlo di Come as you are.
L’ho rifatta insieme a Frida Bollani Magoni e con ogni probabilità uscirà presto.
Sono in una fase altamente produttiva. Uno degli obbiettivi è fare collaborazioni con altri musicisti e cantanti per realizzare delle cover.
E intanto continuo a scrivere brani inediti, non escludo possa uscire qualcosa di nuovo nel giro dei prossimi mesi.
Oltre alla carriera solista sei stato insegnante. E ora hai anche il tuo studio di registrazione, il Moscow Mule Studio. Come si conciliano tutti questi aspetti nella tua vita artistica?
Da quest’anno ho deciso di concentrarmi sulla musica, di lavorare prettamente come musicista. Voglio produrre i miei brani e focalizzarmi sulla pre-produzione e produzione di alcuni progetti di altri cantanti.
Lavoro con un gruppo ristretto di musicisti selezionati, qui in studio.
Può capitare a volte di fare anche delle lezioni mirate sulla voce, ma sempre in funzione di un progetto discografico. Che sia pubblicare una cover, riarrangiare un brano oppure pre-produrre un pezzo scritto dai musicisti che si rivolgono a me.
A tratti sembra di essere sommersi di lavoro e cose da fare. Ma è bellissimo, sono felice di potermi dedicare anima e corpo alla musica.
Mi stimola molto a livello artistico. È come alimentare una fiamma ben accesa.
Può esserci un vento molto forte, un’onda di tristezza o talvolta anche di depressione. Ma la musica alimenta quella fiamma che brucia dentro di me. Mi fa stare bene e mi permette anche di arrivare agli altri, di aiutarli.
Anche in Dark’n’Stormy hai incluso una cover e in un certo senso questo album è stato una rinascita, sia per te come artista sia per chi ha avuto l’occasione di ascoltarti. Hai ricominciato a suonare dal vivo non appena la musica è tornata nei locali. Com’è stato salire sul palco da solista, come autore di Dark’n’Stormy?
Venendo da un percorso durato molti anni insieme ai Kismet mi viene in mente che questa strada ha avuto una pausa discografica con l’album Fathers. E se devo dare un’immagine a Dark’n’Stormy, in quest’ottica, penso sia quella di un figlio.
Sono padre nella vita, però mi sento rinato. È come se fossi ringiovanito, pronto a intraprendere un nuovo percorso.
Quindi, suonare dal vivo Dark’n’Stormy è stato un po’ farlo crescere, attraverso le esperienze che vivi e le sensazioni che provi nei vari locali. L’atmosfera cambia sempre, da luogo a luogo. E fare i concerti è stato un addestramento per me e per l’album a quello che succederà negli anni futuri.
Sono di nuovo figlio del mondo chiamato musica. Stanno nascendo sonorità nuove, partono da Dark’n’Stormy e si evolvono.
Nella strada che ho fatto insieme ai Kismet, anche se eravamo tutti molto giovani, ero già consapevole dei miei mezzi di comunicazione, ma ora percepisco quanto sia cresciuta in me la capacità di veicolare le varie espressioni. Suonare dal vivo le canzoni che compongono Dark’n’Stormy mi sta conducendo su una strada che mi piace.
Mi sta permettendo di fare musica in modo ancora più libero, senza dare troppo peso alle critiche. Sono focalizzato sul significato della musica: far arrivare alle persone l’emozione.
Prossima data live
7 marzo 2023, Verona – winebar @Altrove
Precedenti live: su Just Kids Magazine abbiamo anche pubblicato il live report di Albert Eno al Circolo Arci Chinaski di Sermide.
E niente.
Devo rimettermi al passo…
Non conosco questi artisti.
Mancanza mia.