Recensione di Skanderbeg
Immaginiamo un flipper dentro il nostro cervello: i neuroni impazziti, le sinapsi che lanciano impulsi elettrici fuori portata, il nostro corpo che si muove a una velocità supersonica tramutando in tic nervosi, fino allo spasimo, le nostre sensazioni esterne. Troppo complicato? Allora pensiamo a dieci persone che improvvisamente circondano un essere umano: prima lo percuotono, un’immane selva di schiaffi si abbate sul malcapitato e poi la botta finale che lo stende.
Qualcuno potrebbe chiedersi: ma dove diavolo vuole andare a parare questo laido mentecatto mentre improvvisa un nuovo cappello per una normalissima recensione? Il problema è che il vostro amato spacciatore di buona musica si è proprio sentito così: scosso, agitato e percosso, al decimo ascolto di Super Human, ultima fatica dei Quasiviri.
Il terzo album della band ambrosiano/canadese è una scheggia pazza che si conficca nelle orecchie per giorni e settimane. Ossessiva e compulsiva, dinamica e super tecnica, la musica dei Quasiviri – diventati Super Human – è una summa di generi e sotto generi che riportano in auge intricati riff mnemonici che, a rischio di esagerare, ricordano un po’ Bach e un po’ le atmosfere cupe di Angelo Badalamenti, mescolando rumori elettronici e tanta carica.
Lasciato il momento dei ricordi passiamo poi al senso filosofico. Super Human è un disco sulla natura umana tout court; un racconto che i 3 quasi… super uomini svolgono per rilevare la loro visione di una condizione post… qualcosa. Un momento che bisogna accettare in posa perenne e con felice decostruzione. Un excursus da Divina Commedia che comincia nel Paradiso, passa per l’Inferno e si chiude in preghiera nel Purgatorio.
Acide sono le corde vibranti e dissonanti del basso a 8 corde di Chet Martino che all’unisono vengono irrobustite dalla batteria di André Arraiz-Rivas, mentre Roberto Pizzo al synth deve avere invece giocato troppo a Tetris o Arkanoid perché i vocalizzi delle sue tastiere sintetizzate sono così maledettamente perfetti da ricordare le robotiche sonorità midi di fine anni ’80. Azzardiamo che il trio è stato marchiato a fuoco dalle pagine di Un’eterna ghirlanda brillante, saggio allucinante a tratti sconvolgente che mette in relazione le opere di Gödel, Escher e Bach. Se così non fosse, vi preghiamo di commentare questo post insultando chi ha l’ha scritto.
Super Human è stato presentato di recente a Milano ed è già in giro per trovare i viri e i probi di spirito. Un disco perfetto per una colonna sonora cyberpunk, per una serata schizzata e per mandarvi fuori di testa felici e col cervello in panne!
SUPER HUMAN – QUASIVIRI
(Wallace Records, 2014)
- Sound is now
- The perennial pose
- No one to blame
- Thoughts vs. feelings
- Gravidance
- Season of love
- Super Human
- Sweet deconstruction
- Smudge life
- These wining dogs
- Final prayer
[youtube=http://youtu.be/9xjPVUhNvnQ]
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