Live report di Francesco Buzzella
La campagna pugliese ci accoglie al nostro arrivo. La location “bucolica” ci mette subito a nostro agio. Parcheggiamo la macchina sotto ulivi secolari e ci avviamo al Sudestudio. che si spoglia della funzione di studio di registrazione per indossare una veste più amichevole e coinvolgente. Ci investe un profumo di fieno ed erba tagliata di fresco, veniamo circondati da sorrisi, cappelli di paglia, canotte, espadrillas e pantaloncini. Una super luna a farci compagnia. Un piccolo palco con un possente impianto è situato nel piazzale antistante lo studio. L’atmosfera è frizzante ed elettrica. Agli occhi dei meno esperti potrebbe sembrare una situazione da rave party, ma guai a chiamarla così!
Iniziano ad avvicendarsi i vari dj/producer che compongono la lineup del Fuck Normality Festival. Apre la serata Bonbooze, con sonorità da beatmaker che spaziano fino all’hip/hop più ricercato. Restiamo sorpresi dalla performance di Machweo, un ragazzino modenese timido e schivo, con l’aria da nerd alla Big Bang Theory, dai gusti semplici, morbidi e raffinati che riesce a distaccarsi dai soliti live set, aggiungendo ai classici controller l’uso della chitarra elettrica. Ciò che ne deriva è un sound che spazia dall’ambient alla slow dance.
Breve cambio palco e a salire sul palco è Lorenzo Nada a.k.a. Godblesscomputers. Si dice un gran bene di questo producer bolognese che con il suo album Veleno ha strappato tantissime critiche positive nell’ambiente electro. Ciò che colpisce è la sua energia straripante e il suo essere camaleontico, visto che il live set si differenzia completamente dalla sua ultima fatica discografica (più ambient, se la vogliamo etichettare), per assumere dei connotati più techno e minimal. L’utilizzo del Kaoss Pad è invidiabile così come la sua abilità nel coinvolgere un pubblico così esigente. Non a caso è stato definito come la nuova promessa della musica elettronica italiana e non possiamo che concordare.
Sta per esibirsi la guest star della serata. Cresce l’attesa finchè non fa capolino sullo stage Shigeto, un producer americano dalle chiare origini asiatiche, che comincia ad accarezzare il suo controller Akai e scuotere i nostri sensi con i suoi beat ricercati e decisi, con i suoi effetti orientaleggianti, acuti e penetranti. Estasi è il sentimento che meglio descrive questa performance, che si spettacolarizza quando l’americano impugna le bacchette e accompagna i suoi brani alla batteria. Sudore e adrenalina si mischiano fino a culminare in un lunghissimo applauso quando Shigeto abbandona il palco, grondante di sudore ma sorridente. Parafrasando un famosissimo film con protagonista Bruce Lee, mi verrebbe da dire “l’urlo di Shigeto colpisce l’occidente.”
È la volta di Populous, padrone di casa salentino, che mette in scena una performance colorata e coinvolgente con un tripudio di percussioni e sonorità tribal/electro. Sul finale si avvicendano due dj: Jay Tool e Sgamo Wtfu, e il Fuck Normality Festival si conclude, con il grande merito di aver portato una ventata di internazionalità nel profondo sud Italia. Non è cosa da tutti i giorni, e questi ragazzi lo hanno fatto nel modo giusto, con semplicità e buon gusto.
Photo report di Michele Battilomo
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