RECENSIONE: Jackson Scott – Melbourne

Recensione di Antonio Asquino

Questo è il classico disco che può piacere o no ma non gli si può non riconoscere un approccio sincero, per niente artefatto e che trasuda ispirazione pura ed emotiva prima ancora che cerebrale. Io non conosco personalmente Jackson Scott ma sono arcisicuro che questo disco è Jackson Scott, prima ancora di essere un disco di Jackson Scott.

Passiamo a qualche nota biografica che può chiarire ulteriormente il tipo di personaggio: ha vent’anni, ha abbandonato il college per dedicarsi a lavoretti di poco conto, da uno di questi è stato licenziato dopo essersi assentato per andare a vedere un concerto di Ty Segall (chissà perché quest’ultimo, quando si tratta di musica buona o anche solo interessante, in un modo o nell’altro c’entra sempre qualcosa), ha passato tanto tempo da solo nella cameretta a registrare brani fortemente influenzati da una psichedelia sghemba e scura, alcuni di questi li ha resi disponibili su Soundcloud stimolando la curiosità della Fat Possum che lo ha messo sotto contratto e gli ha fatto realizzare Melbourne che è il suo primo disco.

Di influenze ne dispiega diverse, l’immenso Syd Barrett è certamente presente ed effettivamente anche l’approccio adolescenziale allo scazzo tanto caro ai Weezer (per quanto musicalmente stiamo parlando di musiche decisamente lontane tra loro) si percepisce ma ad ascoltare bene sono un po’ gli anni ’90 di gruppi come alcuni di quelli del collettivo Elephant Six piuttosto che alcuni gruppi shoegaze ad essere tritati e sparsi nella pietanza psycho folk e space rock del nostro.

Only Eternal è il classico strumentale introduttivo che non serve a niente anche perché bastano le prime note di Evie a proiettarci senza sforzo nell’atmosfera che Jackson Scott vuole creare e in cui molte delle sue anime convivono, una versione pyscho folk di un brano pop suonato come una jam space rock e trattato con la tipica sufficienza indie dei migliori anni’90. Never Ever è il classico viaggio space rock sintetizzato però in due minuti e Sandy è una perla oscura di psycho pop in acustico. That Awful Sound è armonia d’impatto, un dolcetto all’acido, invece Tomorrow è ossessiva e richiusa in se stessa, Wish Away è un altro bozzetto strumentale senza pretese e senza motivi d’interesse. Invece è fantastica Any Way, per la melodia che è la più solare dell’intero disco e per la velocizzazione della traccia vocale che rende ancora più particolare e scintillante il brano. Altro picco è la metallica avvolgente orecchiabilità di Together Forever così come, in ambito più vicino allo psycho folk in chiave sixties, è altrettanto immediata In The Sun. Doctor Mad fa un po’ il verso allo shoegaze ma non è un esperimento memorabile, migliore invece è la conclusiva Sweet Nothing e il suo arpeggio dolente e psicotico.

Come scrivevo all’inizio è un disco che merita un plauso per la sincerità e l’incosciente genialità della proposta, la maggior parte dei brani stramerita, alcuni paiono leggermente tirati via. Questo non sminuisce minimamente il valore del disco che per essere un esordio merita davvero tanta attenzione e considerazione. Jackson Scott ha la testa e il cuore giusti per evolversi ancora, acquisire sicurezza e personalità senza il minimo sforzo, intanto già riesce a regalarci diversi bellissimi brani.

MELBOURNE – JACKSON SCOTT
(Fat Possum, 2013)

  1. Only Eternal
  2. Evie
  3. Never Ever
  4. Sandy
  5. That Awful Sound
  6. Tomorrow
  7. Wish Upon
  8. Any Way
  9. Together Forever
  10. In The Sun
  11. Doctor Mad
  12. Sweet Nothing

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