Live report di Clara Todaro, foto di MDLphoto
Siamo al quarto concerto dell’ Ossigeno Festival e sul palco del Teatro Palladium suona un sudatissimo Davide Combusti, in arte The Niro. “Dicono sia arrivato l’autunno!”, sorride e si asciuga il rivolo di sudore che gli riga il viso mentre presenta il resto della band. Lo accompagnano Maurizio Mariani al basso, Roberto Procaccini alle tastiere e Puccio Panettieri in splendida forma alla batteria. L’esibizione coglie l’occasione per presentare il nuovo singolo Ruggine, estratto dall’ultimo album 1969.
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Quello che si evince dal repertorio di Davide Combusti è uno stile molto personale, che può piacere o meno. Certo quel suo comporre per lo più in lingua inglese – cosa che gli ha permesso di essere apprezzato anche in America, forse ancor prima che in Italia – spiega probabilmente la scarsa affluenza al Teatro Palladium, ma giustifica la caldissima partecipazione di un target molto giovanile. Il genere è di quel rock che fluttua da dolci ballate a pezzi più hard. Di solito un intro arpeggiato introduce la voce di The Niro per poi spezzarla quasi con entrate molto potenti di batteria. Tra i pezzi ci sono Liar, Medusa – prestata poi a Malika Ayane – Goodbye Hollywood e Pindaro. 1969 – che dà il titolo all’album – è anche il brano col quale si è presentato tra le nuove proposte dell’ultimo festival di Sanremo. Sì, lo storico appuntamento tanto amato da alcuni quanto odiato da altri. La kermesse musicale che forse di più, all’interno del palinsesto televisivo, riesce a smuovere l’intero stivale. Perché – inutile negarlo – Sanremo lo guardano un po’ tutti, non credete alla falsa pudicizia di chi nega dannatamente! State tranquilli che almeno una sbirciata gliela dà. Ancora oggi Sanremo può rappresentare un’ottima vetrina soprattutto per quei giovani che hanno collezionato un bel po’ di esperienze e hanno già trovato un modo personale di fare musica.