RECENSIONE: Elettronoir – E che non se ne parli più

Recensione di Claudio Delicato

A scanso di equivoci, lo dico subito: sono di parte, perché considero gli -Elettronoir- una delle cose più belle capitate al cantautorato italiano dai tempi di Guccini a oggi. Fanno parte della cultura musicale dei miei vent’anni al pari di gente come Daniele Silvestri e i Bluvertigo. Ai tempi in cui internet non ti permetteva di sapere quanto erano lunghi gli stronzi partoriti dai tuoi amici, dato che ancora non si usava instagrammarli (sì, ho questo tipo di amici su Facebook), gli -Elettronoir- erano per me la chicca, il gruppo che facevo scoprire ai miei compagni di università che restavano puntualmente sbigottiti, e alle ragazze che volevo rimorchiare (che restavano sbigottite pure loro ma non me la davano lo stesso).

Usavano l’elettronica quando ancora non era considerata una cosa normale, e la usavano da maestri: ancora oggi dischi come #102006 e Dal fronte dei colpevoli mi suonano musicalmente di gran lunga superiori alla media dei gruppi contemporanei. I loro testi erano profondi, originali e impegnati, e la voce di Marco Pantosti calda e sentimentale. Avevano una dimensione politica marcata, in linea con quegli anni, e il bello è che erano lì: erano proprio lì, davanti a te. Gli potevi scrivere le mail e ti rispondevano.

Potete quindi capire la mia commozione nel momento in cui ho appreso della pubblicazione di questo quarto disco intitolato E che non se ne parli più, ultimo capitolo della trilogia Tutta Colpa Vostra! dopo il già citato Dal fronte dei colpevoli e Non un passo indietro (poco da fare, questi i titoli li sanno scegliere). Ispirato ai tre romanzi della Trilogia di Marsiglia di Jean Claude Izzo e rigorosamente autoprodotto, dal punto di vista stilistico l’LP è in linea con le precedenti produzioni degli -Elettronoir-: un mix di elettronica, cantautorato italiano classico e new wave, in cui la tastiera la fa da padrone (ancora più che nei precedenti episodi) e i testi non sbagliano una virgola.

Nessuno come gli -Elettronoir- sa raccontare il lato umano dei travagliati anni di piombo in Italia; nessuno ha la stessa forza nel narrare quelle storie, che la voce narrante sia di Marco (Avanti, Alì Bumaye, Il brigatista i pezzi migliori), quella lirica e potente di Georgia Lee Colloridi (Arbre Magique), o che il gruppo si limiti a fare da tappeto sonoro a emozionanti passaggi della storia italiana (Esultiamo con Pertini, con l’elegante telecronaca di Nando Martellini di Italia-Germania del 1982, è molto più di una partita di calcio musicata). Quello che ne esce è un ritratto romantico, commosso e partecipe di anni che non siamo stati in grado di capire, bollandoli con la facile etichetta della violenza e senza considerare l’ironica, amara poesia di un periodo in cui la forza delle tue idee era tale da spingerti a prendere in mano una pistola per difendere i tuoi ideali.

La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l’uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l’albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagni della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.
Ciò che si è irrigidito non vincerà.

(-Elettronoir-, Saturazione)

Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™ (Facebook/Twitter)

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E CHE NON SE NE PARLI PIÙ – ELETTRONOIR
(Autoproduzione, 2014)

  1. Saturazione
  2. Rio
  3. Lettere dal margine
  4. Asfalto
  5. Avanti
  6. Arbre Magique
  7. Intervallo
  8. New Wave
  9. La nostra stanza
  10. Tutta Colpa Vostra!
  11. Alì Bumaye
  12. Il Brigatista
  13. Domenica mattina
  14. La Zona
  15. Lo Straniero
  16. Parigine
  17. Esultiamo con Pertini
  18. Solea

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