Recensione di Andrea Barbaglia
L’atto creativo non si manifesta mai nella stessa forma. Lo sanno bene gli Obake. Con MUTATIONS il rinnovato quartetto europeo gestito in coabitazione dall’illuminato demistificatore sonoro Eraldo Bernocchi e dal camaleontico artigiano musicale Lorenzo Esposito Fornari in combutta con le severe, ma fantasiose geometrie ritmiche del tentacolare Balázs Pándi e della new entry Colin Edwin, dà un ulteriore scossone alla scena heavy mondiale.
In particolar modo a quella estrema, negli ultimi anni mai gerontocraticamente ancorata a credo e diktat formulari, in alcun modo fossilizzata e stantia, ma al contrario sempre più capace di contaminarsi quando realizzata dai giusti interpreti.
Se già l’esordio omonimo aveva ampiamente impressionato con la sua cadenzata varietà di suoni e ricercate idee, l’attuale sequel targato Obake rivela nuovi, voluminosi, spettri sonori che mentre da un lato circoscrivono e approfondiscono il sound della band, dall’altro ne potenziano il messaggio artistico.
Ci vogliono attenzione e destrezza per entrare negli irrazionali meccanismi marziali alla base delle belligeranti, ma duttili odi doom (Seven rotten globes) di questo lavoro ambizioso, sempre sul punto di evolversi progressivamente in camaleontiche sfuriate sludge (Seth light) o in più quiete, ma pur sempre desolate riflessioni al limite di un misticismo arcaico (Second death of foreg) e sovrannaturale.
Sono richieste preparazione e sensibilità per accondiscendere alle improvvise e deliranti costruzioni ambientali che sottendono a una mastodontica composizione jazzate qual è la visionaria Thanatos. Come se un superomistico incrocio fra il testamentario Chuck Billy e il deicida Glenn Benton venisse posto a capo di Ufomammut e Black Sabbath subendo una trasfigurazione ambient che differenzia e premia gli sforzi artistici del sorprendente combo.
Quella stessa drone music da cui peraltro viene originata la fragile Burnt down, in un dinamismo lento, ma inesorabile capace di forgiare un equilibrio apocalittico e immaginifico. Che scava; scava in profondità con consumata lentezza dentro insondabili stati d’animo personali, abissi ignoti dell’Essere, agitate realtà che aspettano solo di venire a nuova luce.
Gli Obake portano appresso antiche chiavi pronte ad aprire serrature sigillate da millenni; conoscono i miti antichi e ne svelano l’accessibilità. Si può dunque ascendere in virtù di una forza che è discendente? La risposta è una volta ancora affermativa. Questione di (cupo) istinto e (freddo) raziocinio.
Forse non sarà mai possibile capire l’essenza di un’altra persona, coglierne la reale natura; quel che è certo è che nel labirinto multidimensionale della sua esistenza sopravviverà sempre un dolore muto e isolato in grado di misurarne la resistenza. In solitudine. Come una katana che nel fendere l’aria traccia nel vuoto apparente nuovi segni e vecchi significati.
MUTATIONS – OBAKE
(Rare Noise Records – 2014)
- Seven rotten globes
- Seth light
- Transfiguration
- Thanatos
- Second death of foreg
- Burnt down
- M
- Infinite chain
[http://www.youtube.com/watch?v=GG9cuC_VhUo&feature=youtu.be]